Il punto sui residence di via di Valle Porcina di Ezio Pietrosanti*
Per parlare del Residence di via di Valle Porcina dobbiamo tornare indietro nel tempo e partire dalla metà dello scorso ottobre quando, presso il teatro parrocchiale di S. Leonardo gli assessori Giancarlo D’Alessandro (LL.PP.) e Dante Pomponi (Lavoro e Periferie) vennero ad illustrare la realizzazione del parco nel comparto “O” Mellano-Valle Porcina. Alla presentazione del progetto molti partecipanti rimasero estasiati e quantomeno increduli che le istituzioni avessero in cantiere di dar vita ad un punto verde così atteso da bambini, anziani e dal quartiere tutto. La contropartita dovuta dal Comune di Roma alla società New Esquilino, proprietaria del terreno, era l’edificazione di due edifici per 90 unità abitative più la ristrutturazione di due edifici rurali all’interno dell’area: un prezzo dovuto per le cosiddette opere a scomputo, vale a dire il permesso di costruire solo e soltanto se una parte di terreno viene adibita ad opere di pubblico interesse. L’illusione mista a gioia durò, purtroppo, solo due mesi: il 22 dicembre 2007, a cantieri ancora aperti, vennero fatte entrare le prime 6 famiglie (oggi 19) provenienti dai famosi “Residence Roma” di Bravetta e della Giustiniana. All’iniziale sconcerto, frutto di quella falsità subdola esercitata da uomini istituzionali, si è passati al malcontento: di qui il forte risentimento nei confronti delle persone abitanti i residence e nei confronti degli organi rappresentativi territoriali. Solo grazie a successive opere di mediazione dei rappresentanti politici locali di vari appartenenze e associazioni, ad oggi quella tensione è in gran parte mitigata. Ci si chiederà: “ma i cittadini che vedevano realizzare un opera di siffatte dimensioni non si sono preoccupati di quel che sarebbe stato l’utilizzo e la destinazione del complesso?” Purtroppo la certezza di quanto detto dai due assessori a metà ottobre e le notizie fornite dall’ufficio vendite in loco relativamente alla vendita del complesso al Comune hanno fatto si che l’idea generale andasse concretizzandosi nella destinazione di tali edifici ad uffici pubblici o ad abitazioni per gli impiegati comunali.
Come tutti sappiamo nulla di questo è accaduto a fronte di una totale mancanza di coordinamento e di informazione tra Comune ed Organi periferici: sono così venuti meno quegli elementi tanto decantati dalla giunta Veltroni, il Patto di concertazione, protocollo d’intesa e accordo di programma con i cittadini e la loro rappresentanza territoriale. Varie quindi le azioni di controllo poste in essere: così la richiesta d’intervento dell’ufficio tecnico del XIII ha appurato la mancanza del certificato di abitabilità che ha preceduto un conseguente esposto alla Procura della Repubblica nel quale si richiede di accertare la regolarità delle edificazioni, verificando autorizzazioni e relative delibere comunali. Inoltre, dalla disamina di alcuni documenti richiesti e reperiti con difficoltà dai semplici cittadini e dai rappresentanti di questo CdQ, tanti i dubbi emersi: pensiamo all’acquisto del terreno destinato dal P.R.G. a zona verde; alla variante di destinazione d’uso richiesta per le due palazzine in corso d’opera: tutto sembra essere avvenuto con azioni speculative favorite da atti normativi realizzati ad hoc sotto la giustificazione di reperire alloggi per l’emergenza abitativa. Dopo i fatti di cronaca nera accaduti negli scorsi giorni e riportati dai quotidiani locali, le perplessità e le preoccupazioni dei residenti di Acilia, maggiormente delle famiglie residenti in Via Serafino da Gorizia e Via Valle Porcina, sono aumentate soprattutto per quanto riguarda la sicurezza della zona vista la totale mancanza di una recinzione e di una protezione adeguata.
Tutto questo sta a dimostrare come non c’è lungimiranza politica e giustificazione alcuna per situazioni del genere che vanno a ricadere su zone dove l’ordine pubblico e la sicurezza sono problemi ancora lontani dall’essere risolti. Non vogliamo essere tacciati di egoismo o peggio di mancata collaborazione ma è anche vero che emergenze a così alto impatto sociale devono essere distribuite in tutti i venti Municipi di Roma, nessuno escluso. Non esistono cittadini di serie A e di serie B anzi, ma esistono cittadini che più di altri contribuiscono alle entrate comunali e che hanno diritto almeno ad essere coinvolte nella gestione territoriale: noi di Acilia e buona parte del XIII, proprietari di edifici residenziali paghiamo somme ingenti al Comune e cosa otteniamo? Un ritorno in termini di servizi solo dello 0,53% e schiaffi morali come quello di Valle Porcina. Oggi in mancanza di una guida politica possiamo temporaneamente tirare un sospiro di sollievo, ma cosa ci dobbiamo aspettare dopo? I provvedimenti ulteriori e la relative manifestazioni che porremo in essere potranno e dovranno essere uno spartiacque per valutare chi sia prima che dopo la tornata elettorale farà seguire alle parole i fatti concreti: solo allora vedremo chi dei politici locali e centrali avranno veramente a cuore la gestione del territorio. Questa sarà la prova incontrovertibile: ritenendoci liberi da ogni condizionamento potremo così giudicare senza pietà chi ha avuto realmente a cuore le sorti del nostro territorio e della nostra vita quotidiana visto e considerato che con l’arrivo del Residence la svalutazione degli immobili dell’intera area limitrofa ha generato un danno di non poco conto in tutto il centro di Acilia. E su questo punto sono al vaglio molte e numerose iniziative per agire nei confronti del Comune e richiedere il risarcimento del danno morale ed economico che i cittadini di Acilia tutta hanno dovuto subire.
Per parlare del Residence di via di Valle Porcina dobbiamo tornare indietro nel tempo e partire dalla metà dello scorso ottobre quando, presso il teatro parrocchiale di S. Leonardo gli assessori Giancarlo D’Alessandro (LL.PP.) e Dante Pomponi (Lavoro e Periferie) vennero ad illustrare la realizzazione del parco nel comparto “O” Mellano-Valle Porcina. Alla presentazione del progetto molti partecipanti rimasero estasiati e quantomeno increduli che le istituzioni avessero in cantiere di dar vita ad un punto verde così atteso da bambini, anziani e dal quartiere tutto. La contropartita dovuta dal Comune di Roma alla società New Esquilino, proprietaria del terreno, era l’edificazione di due edifici per 90 unità abitative più la ristrutturazione di due edifici rurali all’interno dell’area: un prezzo dovuto per le cosiddette opere a scomputo, vale a dire il permesso di costruire solo e soltanto se una parte di terreno viene adibita ad opere di pubblico interesse. L’illusione mista a gioia durò, purtroppo, solo due mesi: il 22 dicembre 2007, a cantieri ancora aperti, vennero fatte entrare le prime 6 famiglie (oggi 19) provenienti dai famosi “Residence Roma” di Bravetta e della Giustiniana. All’iniziale sconcerto, frutto di quella falsità subdola esercitata da uomini istituzionali, si è passati al malcontento: di qui il forte risentimento nei confronti delle persone abitanti i residence e nei confronti degli organi rappresentativi territoriali. Solo grazie a successive opere di mediazione dei rappresentanti politici locali di vari appartenenze e associazioni, ad oggi quella tensione è in gran parte mitigata. Ci si chiederà: “ma i cittadini che vedevano realizzare un opera di siffatte dimensioni non si sono preoccupati di quel che sarebbe stato l’utilizzo e la destinazione del complesso?” Purtroppo la certezza di quanto detto dai due assessori a metà ottobre e le notizie fornite dall’ufficio vendite in loco relativamente alla vendita del complesso al Comune hanno fatto si che l’idea generale andasse concretizzandosi nella destinazione di tali edifici ad uffici pubblici o ad abitazioni per gli impiegati comunali.
Come tutti sappiamo nulla di questo è accaduto a fronte di una totale mancanza di coordinamento e di informazione tra Comune ed Organi periferici: sono così venuti meno quegli elementi tanto decantati dalla giunta Veltroni, il Patto di concertazione, protocollo d’intesa e accordo di programma con i cittadini e la loro rappresentanza territoriale. Varie quindi le azioni di controllo poste in essere: così la richiesta d’intervento dell’ufficio tecnico del XIII ha appurato la mancanza del certificato di abitabilità che ha preceduto un conseguente esposto alla Procura della Repubblica nel quale si richiede di accertare la regolarità delle edificazioni, verificando autorizzazioni e relative delibere comunali. Inoltre, dalla disamina di alcuni documenti richiesti e reperiti con difficoltà dai semplici cittadini e dai rappresentanti di questo CdQ, tanti i dubbi emersi: pensiamo all’acquisto del terreno destinato dal P.R.G. a zona verde; alla variante di destinazione d’uso richiesta per le due palazzine in corso d’opera: tutto sembra essere avvenuto con azioni speculative favorite da atti normativi realizzati ad hoc sotto la giustificazione di reperire alloggi per l’emergenza abitativa. Dopo i fatti di cronaca nera accaduti negli scorsi giorni e riportati dai quotidiani locali, le perplessità e le preoccupazioni dei residenti di Acilia, maggiormente delle famiglie residenti in Via Serafino da Gorizia e Via Valle Porcina, sono aumentate soprattutto per quanto riguarda la sicurezza della zona vista la totale mancanza di una recinzione e di una protezione adeguata.
Tutto questo sta a dimostrare come non c’è lungimiranza politica e giustificazione alcuna per situazioni del genere che vanno a ricadere su zone dove l’ordine pubblico e la sicurezza sono problemi ancora lontani dall’essere risolti. Non vogliamo essere tacciati di egoismo o peggio di mancata collaborazione ma è anche vero che emergenze a così alto impatto sociale devono essere distribuite in tutti i venti Municipi di Roma, nessuno escluso. Non esistono cittadini di serie A e di serie B anzi, ma esistono cittadini che più di altri contribuiscono alle entrate comunali e che hanno diritto almeno ad essere coinvolte nella gestione territoriale: noi di Acilia e buona parte del XIII, proprietari di edifici residenziali paghiamo somme ingenti al Comune e cosa otteniamo? Un ritorno in termini di servizi solo dello 0,53% e schiaffi morali come quello di Valle Porcina. Oggi in mancanza di una guida politica possiamo temporaneamente tirare un sospiro di sollievo, ma cosa ci dobbiamo aspettare dopo? I provvedimenti ulteriori e la relative manifestazioni che porremo in essere potranno e dovranno essere uno spartiacque per valutare chi sia prima che dopo la tornata elettorale farà seguire alle parole i fatti concreti: solo allora vedremo chi dei politici locali e centrali avranno veramente a cuore la gestione del territorio. Questa sarà la prova incontrovertibile: ritenendoci liberi da ogni condizionamento potremo così giudicare senza pietà chi ha avuto realmente a cuore le sorti del nostro territorio e della nostra vita quotidiana visto e considerato che con l’arrivo del Residence la svalutazione degli immobili dell’intera area limitrofa ha generato un danno di non poco conto in tutto il centro di Acilia. E su questo punto sono al vaglio molte e numerose iniziative per agire nei confronti del Comune e richiedere il risarcimento del danno morale ed economico che i cittadini di Acilia tutta hanno dovuto subire.
*articolo apparso sul numero 128 del Mensile Zeus
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